LA CHIESA DI SAN GIOVANNI
APOSTOLO
La
facciata della Chiesa vanta di un bel portale incorniciato e sommortata
da pilastri festonati che sorreggono l'architrave su cui è scolpita in
lettere latine, la data 1677 in nome del vescovo sanminiatese
committente, Mauro Corsi, e il suo stemma, sempre in pietra serena che
reca nel campo un leone rampante attraversato da una banda. Le antee in
legno sono intagliate con volute e cherubini attorno allo stesso stemma
vescovile. Ai lati della porta sono affisse due lapidi di notevole
interesse storico. Quella di sinistra, in marmo, risale al XV sec.:
ricorda che in seguito alla rovina dell'antica chiesa dedicata alla
Vergine e posta sulla Rocca, fu fondata questa, dedicata a S. Giovanni
Evangelista e consacrata il 29 Settembre 1466.
L'epigrafe alla destra dell'ingresso ricorda il sacerdote Santi Politi,
citando le sue volontà testamentarie.
Passando a visitare l'interno della chiesa notiamo la forte impronta
rinascimentale data dalle importanti modifiche apportate al tempo di
Clemente Mazzei, piovano dal 1450 al 1485, anno della sua morte. Essa
presenta tre cappelle absidali ed un portico. L'interno fu abbellito
dalle tre agili arcate in pietra serena nella zona del presbiterio, si
costruì la sala della canonica, ponendo sulle mensole del soffitto, lo
stemma del pievano che commissionò al giovane scultore Domenico da
Rovezzano, detto il Rossello, (1439-1497) un fonte battesimale
ortogonale terminato nel 1468. Attualmente quest'opera si trova alla
destra di chi entra.
Sono dello stesso periodo rinascimentale anche due altari costruiti da
colonne in pietra serena che reggono un arco a tutto sesto con l'interno
scolpito a riquadri ornati di rose.
Quello addossato alla parete di sinistra accoglie una tela data 1974 in
cui il pittore olandese Christian De Moor ha raffigurato in alto il
patrono S. Giovanni nell'isola di Paros in cui scrive il suo libro
ispirato alla luce divina, con accanto il suo simbolo l'aquila. In basso
scene dell'Apocalisse rivisitate in chiave contemporanea.
Il corrispondente a destra accoglieva invece una tela raffigurante S.
Antonio da Padova e ad esso era in passato associato un importante
canonico. La tela, distrutta dalla guerra, è stata sostituita da una del
pittore sanminiatese Dilvio Lotti, avente lo stesso soggetto.
Andando verso il portone d'ingresso troviamo un altra coppia di altari,
degli inizi del XVIII secolo, fra loro simmetrici e costituiti da
colonne in pietra serena che sorreggono un architrave con fronte
festonato e timpano rotto includente una cartella sagomata. Quello di
destra accoglie una tela raffigurante l'Annunciazione risalante agli
inizi del '700 e ritoccato nel 1872 dal pittore Giuseppe Tetti; nel suo
corrispondente è invece rappresentata la Madonna del Carmine con i santi
Lorenzo e Carlo Borromeo risalente al XVII secolo.
Questi altari hanno subito a partire dalla loro edificazioni varie
sistemazioni, fino agli ultimi restauri avvenuti negli anni '70, quando
sono state collocate le nuove tele e sono state rimosse le mense e i
gradini in pietra.
L'opera che subito colpisce i visitatori di questa chiesa è senz'altro
il pergamo, che si trova addossato alla parete sinistra sopra la porta
laterale. La collocazione non è certo quella originale, poiché sempre il
pulpito era rivolto verso i fedeli e sopraelevato nella zona del
presbiterio. Probabilmente questo pulpito si trovava nella chiesa di
Rocca e dopo la sua rovina i resti superstiti furono collocati nella
nuova chiesa. Insieme al pulpito provengono, secondo la tradizione,
dall'antica pieve di Rocca anche il Crocifisso ligneo, risalente
all'inizio del XIV secolo, che vediamo dietro all'altare maggiore e la
Madonna in trono con il Bambino, scultura in legno dipinto e dorato.
Quindi le opere più antiche della Collegiata sono il pulpito, il
crocifisso e la Madonna.
Altri importanti cambiamenti furono portati alla chiesa nel primo '700,
quando la chiesa venne ingrandita e imbellita con due altari e due
confessionali. Nel 1825 fu scelto il pittore Luigi Ademolli per
affrescare la chiesa. La chiesa fu completamente affrescata, compreso il
soffitto distrutto poi dai bombardamenti dell'ultima guerra. Gli
affreschi superstiti li possiamo ancora ammirare nella cappella del
santissimo, dove sono rappresentate due scene dell'incredulità di S.
Tommaso e le pie donne con l'angelo al Sepolcro, nella parete absidale,
dove sopra vediamo la Crocifissione e l'Assunzione e al centro la
Pentecoste a monocromo, ed infine sulla parete destra del presbiterio
dove è l'Ascesa al Calvario. I tre dipinti posti sulla parete absidale
sono stati da poco restaurati e quindi possono essere ammirati in tutto
il loro splendore. Il ciclo prevedeva quindi sulle pareti gli ultimi
episodi della vita terrena di Cristo; sul soffitto era invece un grande
ovale con una Madonna, andato distrutto a causa dei bombardamenti
durante l'ultima guerra. Luigi Ademolli viene definito "abile
professore" domiciliato domiciliato in Firenze. Era nato però a Milano
nel 1764, anche se svolse la sua opera soprattutto in Toscana, e morì a
Firenze nel 1849.
Nella zona del presbiterio, rialzato di due scalini rispetto al piano
dell'aula da cui è diviso da una baluastra in marmo bianco con colonnine
bombate e baccellate del XII secolo,troviamo altre opere degne di
attenzione. Il coro ligneo alle spalle dell'altare risale al secolo
XVIII ed è suddiviso in sette specchiature con i sedili separati da
braccioli a volute.
L'altare maggiore è formato da una coppia di piedistalli con decorazioni
a fogli d'acanto, risalenti al XVIII secolo, che sorreggono la mensa di
pietra. A destra dell'altare si trova si trova il reliquiario dove giace
la Beata Diana Giuntini. All'uscita della cappella, sulla parete
sinistra, troviamo una lapide di notevole importanza. L'iscrizione in
latino ricorda che dal 1189 fu edificata una chiesa consacrata il 5
febbraio 1200 nel giorno di Santa Agata. La chiesa di cui parla la
lapide per alcuni è la pieve di di rocca, per il Gerbi questa stessa di
S.Giovanni, che, ampliata intorno al 1360, divenne primaziale intorno al
1380 e fu nuovamente consacrata nel 1466 dal pievano Mazzei. Fra le
opere più recenti troviamo il leggio ligneo posto davanti al coro,
raffigurante il volto di Cristo, opera d'intaglio del santamariammontese
Rinaldo Bracci, autore anche dell'acquasantiera posta all'entrata destra
della chiesa. Nel 1989 la finestra posta nel lato sinistro del
presbiterio si è arricchita di una vetrata disegnata dal conctitadino
Silvio Tempestini. Il soggetto è "La Santità", riferito alla Beata
Diana.Nel 1991 è stata donata insieme al leggio, una statua in
terracotta raffigurante la Beata Diana. La scultura è stata eseguita da
Nello Bini, nativo di S. Maria a Monte.
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